Tu sei qui: Storia e StorieRicordo di Michele Buonocore, il poeta-vigile di Atrani
Inserito da (Maria Abate), venerdì 21 dicembre 2018 16:37:08
Di Sigismondo Nastri
Atrani ha intitolato una strada a Michele Buonocore. Sabato pomeriggio, 22 dicembre, lo onorerà in occasione della cerimonia conclusiva del premio di poesia a lui intitolato. Di seguito il ricordo che Sigismondo Nastri, decano dei giornalisti della Costa d'Amalfi, ha scritto di lui.
Essere di Atrani. E rivendicarlo con l’orgoglio dell’appartenenza, anche ostentando la particolare cadenza dialettale, che differenzia gli atranesi dagli amalfitani e dagli altri abitanti della Costa; retaggio del lungo percorso della storia e delle "contaminazioni" con i popoli, le culture che nel corso dei secoli hanno avuto approdo qui, in questo segmento di mare delimitato dalla Collegiata della Maddalena, a est, e dalla torre sul fronte opposto. Era questo - la parlata tipica atranese, voglio dire – il tratto caratteristico di Michele Buonocore già da ragazzo. Da quando, cioè, io l’ho conosciuto, avendolo annoverato tra i miei allievi all’Istituto professionale per il commercio di Amalfi.
Essere atranese significa avere origini saldamente radicate nel solco tracciato a valle dal torrente Dragone, dove le case, strette nella gola profonda, attraversate da vicoli e scalinate che tolgono il fiato, trovano appiglio sui dirupi della montagna.
Ripassando nella mente l’albero genealogico della mia famiglia, trovo che la mia nonna paterna era di Atrani e avverto istintivamente di conservare un sia pur sottile legame con questa comunità.
L’ultima immagine che mi rimane di Michele – l’ho impressa nitidamente negli occhi – risale a quando egli ebbe un riconoscimento al concorso artistico-letterario "Tagliafierro". Ero nella sala consiliare del municipio di Tramonti. Corse ad abbracciarmi, emozionato e insieme felice, col premio in mano sventolato come una bandiera.
Lo ricordo così anche da alunno. Esuberante, come deve essere un ragazzo, ma educato, rispettoso, preso dalla sua voglia di apprendere, di realizzarsi culturalmente, generoso con i compagni, che gli volevano bene. Come gliene volevamo noi docenti. Lo caratterizzava già allora l’amore per la poesia – quella vernacolare, in particolare – coltivata fino a quando il destino lo ha sottratto alla famiglia, agli amici, alla comunità che ha servito con grande professionalità e dignità vestendo la divisa di vigile urbano. Una poesia, la sua, densa di sentimento, non adagiata su banali elementi descrittivi.
Di Atrani Michele conosceva storia, tradizioni, usi e costumi, personaggi, aneddoti, curiosità. Senza esserne geloso: anzi, era sempre pronto a far partecipe di questo patrimonio culturale, acquisito attraverso ininterrotte ricerche, e i racconti della mamma, chiunque ne avesse bisogno. Conservo un suo prezioso libretto, credo ad uso dei turisti, nel quale è sintetizzato, in maniera chiara e puntuale, tutto quel che c’è da sapere. Anch’io, in qualche circostanza, mi sono rivolto a lui. E l’ho trovato subito disponibile.
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