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Furore e le sue origini: la furia degli abitanti contro il diavolo secondo la leggenda

Secondo le leggende popolari, il luogo si sarebbe chiamato Terra Furoris proprio in riferimento ai suoi abitanti, che reagirono in modo particolarmente "furioso" alla presenza del diavolo in persona (Tratto da "In viaggio con Wagner: Sulle orme del Parsifal" di Miriam Cipriani)

Inserito da (Maria Abate), domenica 14 ottobre 2018 14:21:53

Furore è un piccolo comune che conta meno di mille anime con caratteristiche case in pietra sparse lungo il Vallone. Come molti paesi della Costiera Amalfitana, è caratterizzato da una zona abitata lungo il costone, fatta di case disseminate di fatto "invisibili" a chi percorre la strada costiera, e da un secondo nucleo sulla costa, presso la marina di Furore o "Fiordo" che tra l'altro, è l'unico fiordo dell'Europa meridionale.

La struttura urbanistica è peculiare: mancano quasi totalmente le piazze o anche semplici slarghi, le case sono spesso addossate le une alle altre in piccoli gruppi separate da viuzze scolpite nella roccia che i locali chiamano "ronchi".

I mulini e le cartiere alimentate dalle acque del ruscello Schiato, lo stesso borgo dei pescatori, conferiscono al Fiordo un fascino particolare. Negli anni più recenti, infine, un'attività di valorizzazione "colta" del tessuto urbano ha portato a reinterpretare in chiave artistica il "muro a secco", l'elemento costruttivo tipico della zona, promuovendo la realizzazione di murales che raccontano storie e leggende popolari, scene di vita agricola e che conferiscono al paese l'aspetto di una vera e propria galleria d'arte a cielo aperto.

 

Sull'origine di Furore poco si sa e forse ancor meno sull'origine del singolare nome. Notizie storiche si sovrappongono a storie locali.

Le più antiche notizie storiche rinvenute risalgono al 1752, data di compilazione del catasto Carolino, quando Furore ottiene un posto nella mappa della costiera. Viene descritto come una piccola comunità sparsa sul territorio, priva di terreni coltivabili, probabilmente costituita da alcuni abitanti esuli da Amalfi perché "non graditi", dediti principalmente alla pastorizia ed all'artigianato. Qui si innestano le leggende popolari, secondo le quali il luogo si sarebbe chiamato Terra Furoris proprio in riferimento ai suoi abitanti, che reagirono in modo particolarmente "furioso" alla presenza, non si sa bene perché e in quale circostanza, del diavolo in persona. I locali raccontano con orgoglio che i Furoresi scacciarono in malo modo il diavolo, il quale per vendicarsi avrebbe voluto lasciare all'ingresso del paese una quantità notevole di feci. Pare si comportò "Alla bona" utilizzando dopo l'azione la prima erba a disposizione. Sfortunatamente si trattava di ortica. Il diavolo se ne andò bestemmiando e battendo i piedi a terra con violenza, lasciando un'impronta che ancora oggi è chiamata "pedata".

Secondo altre leggende i Furoresi avrebbero maltrattato anche le statue di tre Santi protettori: "Santo Jaco, Sant‘Agnelo e Sant'Elia"; il primo buttato in mezzo alla piazza, forse perché considerato "miezo pazzo", il secondo ritenuto "malandrino" meritò di essere scagliato nel vuoto nella valle oggi chiamata "Vottara" e il terzo, nonostante fosse etichettato semplicemente come "puveriello", meritò comunque di essere scagliato in mare dalla Portella.

Leggende a parte, il fortissimo rumore prodotto dal mare che si infrange all‘imboccatura del Fiordo durante le tempeste, magari amplificato dal silenzio assoluto della notte, fanno ben meritare il nome a questo pittoresco paese.

 

(Tratto da "In viaggio con Wagner: Sulle orme del Parsifal" di Miriam Cipriani)

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